lunedì 20 febbraio 2012

Un concerto, le età della vita


Un concerto che ripassa le età della vita. Che detta così sembra una figata, ma non prendetemi troppo sul serio: intendo qualcosa di più intimo, semplice e modesto. Questa sera ho rivisto i fantasmi del mio passato, ricordi che han fatto di quel concerto una bella esperienza, dopotutto.
La scusa è l'esibizione live for the first [si dice sempre così] time from Berlin, Germany, please welcome to Missincaaaat. Ok, scherzi a parte sull'osannazione del cervello scappato: suona Missincat. Lei, per chi cercasse di orientarsi e me ne chiedesse numi, si distingue precipuamente per: a) vocettina flebile flebile, b) chitarrina, c) atmosfere farfallose con le nuvolettine bianche. Ed è da qui che parto, dal sentirsi bambine. E' una cosa di cui forse non ci si dovrebbe vergognare, no? Però la mia parte cinica se ne è sentita un po' irritata, nonostante si sia voluta ricredere sulla piacevolezza dei suoni messi in campo: un concerto amabile, che accompagna con piacere la fine del weekend. Le diamo un buon voto e passiamo oltre. Facciamo un passetto indietro: il warm up di Lavinia! (il cui ! già mi incasina con la punteggiatura e ci devo mettere due parentesi per dividerla dai due punti): l'adolescenza. Con questo termine si racchiude un'infinità di cose, di sentimenti, di prime esperienze. Ma qui, s'intende io-giovane-ai-miei-primi-esperimenti-con-la-chitarrina. E sto cercando vivamente di non risultare offensiva, anche se mi costa una certa fatica. Dunque. Io. Ai miei tempi me ne stavo abbracciata alla mia chitarra, provavo due accordi, ci mugugnavo sopra qualcosa, mi sentivo la nuova stella del rock, presa nell'euforia dei miei gorgheggi blues. Oh yeah. Poi il momento finiva, e forse è una mia tremenda mancanza di autostima, ma non avrei mai pensato di mettere a parte di quegli esperimenti un palco intero di una città lontana lontana. Avrei fatto prima un buon labor limae (perché studiavo, eh), mi sarei riascoltata dal registratorino che sai, magari la mia voce non è 'sto granchè, e…cose così. Ma invece, stasera è come se qualcuno mi avesse spedita là, su quel palco, senza preparazione. Per fortuna che ho (ha) la precauzione di spiegare "l'ho scritta a 13 anni, abbiate pietà". Ok, io di pietà ne sono piena, ma crediamo davvero che sia opportuno suonare abbozzi di cose in cui neanche tu credi? Un minuto di silenzio per la riflessione.

 
Ritorniamo a Missincat e al suo pubblico. Strano, tremendamente strano. L'unica cosa a cui riesco a paragonarli è un gruppo di adolescenti che va in gita col don a San Pietro. Chiamiamolo quindi "il catechismo": estasi e felicità che non riesco a comprendere. Perché va oltre tutto, oltre il trovarsi in un locale, tra quattro gatti (ma molto grossi), tra adulti. Sembra invece che alcune delle sacerdotesse del pubblico si trovino in uno stadio, fra mille fanatici, mentre il Papa benedice una folla di giovinetti.
In particolare, c'è una ragazzina (o così sembra: le avrei dato circa 17 anni, ma io non sono brava a 'sto gioco) che è come potevo essere io alla sua età o poco prima: estasiata. Canticchiava le canzoni, che sapeva tutte, ridacchiava con le amiche con quelle movenze da "avete visto quanto è brava la cantante di cui vi parlavo? lei è il mio modello di vita". L'ho fatto anch'io, lo confesso. Sentirmi l'unica e valida sostenitrice di un artista, vantarmi un po' e sentirmi gongolante al suo cospetto. Che poi, magari lei voleva mostrare tutt'altro, ma stasera è il mio specchio, e si accontenterà di essere la mia liceale.
E infine arriviamo alla me disinvolta, quella che nel passaggio fra l'università e il mondo adulto pensa di poter spaccare il mondo. La mia cavia è un'altra ragazza, più grande, diciamo coetanea, che, presa benissimo per la serata, fa da capo claque e commentatrice ad alta voce di ogni cosa succeda sul palco. L'ho invidiata per la sua spontaneità, l'ho capita per il suo entusiasmo, ma l'ho anche biasimata per la sua rumorosità. E poi il dubbio. Quand'è che smettiamo di credere di essere padroni del mondo per diventare dei più pacati trentenni? Basta, riconciliamoci con le nostre età della vita spontanea, per favore.
Non importa se sembriamo delle stupide bambine, delle invasate, delle brufolose adolescenti, o impacciate liceali, o se ancora diamo rumorosamente sfogo ai nostri ormoni: fa sempre bene essere se stesse, ed è bello ricordarsene.

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