mercoledì 9 aprile 2008

The right time - once in a lifetime


Dostojevskij si chiedeva se fosse meglio una "banale felicità o una sublime infelicità".
In effetti, non ho mai avuto dubbi nel propendere per la seconda. Sublime. La bellezza che è tale da procurarti dolore, la contemplazione dell'infinito a cui aspiriamo, la perfezione finalmente raggiunta. E, si sa, la perfezione deve pur essere pagata con qualche obolo. Nella diade c'è tutto quello che occorre.
Si è mai vista una sublime felicità? O una banale infelicità?
L'unico momento di sbandamento l'ho avuto quando una mia compagna di classe ha risposto senza esitazione: "io sono felice!". Ho ponderato quello che lei era. Vi aspettate che avesse chissà che? Ebbene no, la sua era una banalissima esistenza.
Ora ascolto una altrettanto banalissima canzone. Felice. Con molti piripiri. Diamine, è proprio bella.
Forse è questo, forse non si dovrebbe costantemente pretendere che la felicità, sempre e comunque, sia sublime. La ricerchiamo, la vogliamo e a tratti la raggiungiamo. Eppure certi attimi bastano, così racchiusi in se stessi, nella loro semplicità. Perchè "nessuna gioia nasce senza un dolore", e fermarci invece a pensare a ciò che abbiamo, piuttosto che a quello che ci manca, sarebbe davvero meglio.

Così ci si ritrova a ragionare su un film di quelli semplici-semplici. Uno di quelli che in quanto a piattezza di contenuti concorre assieme a tutto un collage di commediole statunitensi adolescenziali. Però, credo, chi sa ragionare, ci ragiona pure su. Tautologicamente detto.
Essere banali, "mercificati", ricchi ed edonisti contro l'essere interiormente benestanti ma cessi. Un'altra contrapposizione, solo che questa non mi sembra altrettanto efficace. Non è vera, non esiste. E infatti la soluzione non può essere che una smaccata perdita per entrambi. Lei sceglie di essere felice "come lui la vuole". Lui fa finta di aver studiato. Sono felici? Banali ma felici? Chi lo sa, alla fine è solo finzione.
Perchè lì chi ragiona e pensa e ha un cuore sembra solo essere infelice.

Ma davvero, per pensare bisogna sul serio essere infelici?





Almeno quando c'è il sole io sorrido.
Giada, oggi c'è il sole, te ne sei accorta?

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