venerdì 11 luglio 2008

Domanda agli esperti QUOGologhi


Citare. Quotare. Estrapolare.
Si pone però un dilemma: la selezione operata, che valore ha?

Mi spiego. Se scovo una canzone che mi stimola, posso decidere di citarla in ben tre modi:

- Scelgo una singola frase che raccoglie tutto ciò che voglio dire perchè racchiude in poche parole il mio pensiero. Non c'è bisogno di altro: eccolo lì, il mio prezioso aforisma.
- Scelgo solo certe frasi eliminando quelle che non si attengono al mio pensiero. Soprattutto in una canzone o in una poesia, certi periodi esulano dalle parole che mi servono o vanno in conflitto con il mio personale percorso emotivo.
- Scelgo alcune frasi eliminando quelle che direbbero troppo, che sarebbero troppo dirette rispetto al pensiero mascherato che voglio mettere in atto. Dopotutto, se avessi parole mie molto più esplicite le userei senza remore, senza bisogno di nascondermi dietro ad altrui parabole.

Ecco, come capire quale delle tre operazioni il citazionista sta mettendo in atto?
La citazione è un riferimento nascosto al testo che NON C'E', la punta dell'iceberg, l'indizio, la Presenza contro la Allusione, o invece più semplicemente dobbiamo fermarci a ciò che vediamo ignorando il contesto? Rimanere come uomini platonici incatenati davanti alla parete di una grotta fermandoci ad osservare le ombre prendendole per verità?
E chi non ha capito l'ultimio mio riferimento, come fa a capirmi?

Ecco...Citare è semplicemente portare delle maschere.
Ma per quanto divertente il gioco si presenti ai miei occhi, prima o poi il Carnevale deve lasciare il posto alla quot(e)idianità.

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