Nella mia testa ho creato una cartella che si chiama "Musica da camerino". E' la
spazzatura che ascolto ogni volta che entro in un negozio-discoteca e che noto nel
momento in cui mi ritrovo sola con la mia merce in prova e devo decidere se mi
piace o meno. E' lì che mi accorgo di quanto la colonna sonora possa influire
sui miei consumi. Soprattutto nei due casi estremi in cui o ballicchio contenta
con addosso il mio prossimo acquisto, o scappo infastidita dal baccano.
Per fortuna che qualcuno ha cercato di renderla un oggetto
di attenzione scientifica. Mark up ci
presenta una ricerca interessante condotta dall’Università degli Studi di Bari
Aldo Moro, e il risultato è che la musica troppo famosa non fa bene per niente.
Finisce sì che ci mette di buonumore e vitalità, ma il risultato non si traduce
in grande possibilità d'affari: poca determinazione all'acquisto, scarsa
attenzione al negozio, voglia di rimanere nel posto pari a zero.
Sarei curiosa di sapere cosa è stato proposto come
"musica conosciuta", perché nel mio immaginario è tutta da ricondurre
ad una tipologia che poco ha di artistico, dimenticandomi per un attimo
che la migliore selezione mai sentita dalle presenti orecchie è quella di Oysho - poco conosciuta dalle masse,
ma molto da me.
Nella speranza, insomma, che il negozio-discoteca non prenda
piede più del necessario, mi conforto con queste conclusioni. E ora vado a
comprarmi un bel paio di scarpe.
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