giovedì 6 novembre 2008

Rivivere cammuffati


Inizierei il disco dalla traccia nr.9 O Ein Dear: è lei il punto da cui si sviluppa l’intero Cheer Gone. Dopo, proseguire fino alla fine e poi ri-iniziare dalla numero 1.

Euros Childs è del Galles, il vecchio Galles. Antica terra celtica del sud, essa rivive cammuffata nei cuori dei nuovi cittadini britannici. Non è questo un disco traditional, quanto semmai una pacata passeggiata fra intimi pensieri su vita e natura (quanto segna l’animo quella frase “Even flowers in bloom one day must die”). La voce incaricata di rivoltarli verso l’esterno è una bassa monodia a tratti pure troppo lamentevole. L’architettura sonora, più che costruire cattedrali e monumenti, si ferma alle piccole capanne: chitarra acustica, una leggera percussione giusto per tenere il tempo, a tratti un soffice organo e se proprio vogliamo esagerare un’armonica a bocca. L’evento più accattivante è una Sing Song Song con tanto di banjo e vivace violino. Fedele alla propria terra, non può poi che assecondare il ritmo delle stagioni: prima traccia è Autum Leaves, seguita da Summer Days. E’ come se vivere al di fuori dello stato naturale fosse un’inutile forzatura. L’aggettivo che lo descrive appieno è tranquillo: nella musica, nel cantato, nell’atteggiamento. E’ capace di accompagnare una piacevole gita solitaria ai bordi della città senza forzarla. Nulla di più.
Altri episodi esterni a questo album (Y Mwnci Drwg, Billy The Seagull ) mantengono lo stesso sguardo sul mondo, pur se francamente molto strambo: andate a guardarli - ridetene anche un pò - e poi tornate a tuffarvi fra campi di grano e fiori che appassiranno.

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