mercoledì 30 aprile 2008

Berlin aufnehmen


Milano è la nostra città. Ci abbiamo aggiunto Berlino, che per tutti noi è un luogo speciale, un posto importante della memoria. ‘Riprendere Berlino’ ha per tema la riconquista delle cose che si sono perse, il recupero di quella sincerità assoluta che ti porta a volte a mettere in disparte l’etica e la morale. E’ una canzone sul coraggio di non voler essere eroi ad ogni costo, sulla leggerezza di spirito che è una cifra interpretativa del disco e che mancava in dischi più ‘pesanti’ come erano stati gli ultimi due. Per questo anche la canzone ha un tono molto leggero e vintage, con una melodia che assomiglia a quella di ‘Bianco Natale’…”.


[intervista a Rockol]



Luce del mattino, luce di un giorno strano. Pensavi di esser perso e cambia il tuo destino. Non sarebbe bello non farsi più del male? Non sarebbe strano se capitasse a noi?

Anche il paradiso può essere un inferno. Era tutto scontato finchè non sei caduto. Non sarebbe bello riprendere Berlino? Non sarebbe strano prenderla senza eroi? Non sarebbe bello venire ad incontrarti senza aver paura di non ritrovarci mai?

Fuori dalla tua porta, fare la cosa giusta. Essere razionali, mentre ti gira la testa. Non sarebbe bello non farci più del male? Non sarebbe eroico non essere degli eroi? Non sarebbe strano essere più leggeri? Non aver paura se capitasse a noi? Se capitasse a noi.



mercoledì 9 aprile 2008

The right time - once in a lifetime


Dostojevskij si chiedeva se fosse meglio una "banale felicità o una sublime infelicità".
In effetti, non ho mai avuto dubbi nel propendere per la seconda. Sublime. La bellezza che è tale da procurarti dolore, la contemplazione dell'infinito a cui aspiriamo, la perfezione finalmente raggiunta. E, si sa, la perfezione deve pur essere pagata con qualche obolo. Nella diade c'è tutto quello che occorre.
Si è mai vista una sublime felicità? O una banale infelicità?
L'unico momento di sbandamento l'ho avuto quando una mia compagna di classe ha risposto senza esitazione: "io sono felice!". Ho ponderato quello che lei era. Vi aspettate che avesse chissà che? Ebbene no, la sua era una banalissima esistenza.
Ora ascolto una altrettanto banalissima canzone. Felice. Con molti piripiri. Diamine, è proprio bella.
Forse è questo, forse non si dovrebbe costantemente pretendere che la felicità, sempre e comunque, sia sublime. La ricerchiamo, la vogliamo e a tratti la raggiungiamo. Eppure certi attimi bastano, così racchiusi in se stessi, nella loro semplicità. Perchè "nessuna gioia nasce senza un dolore", e fermarci invece a pensare a ciò che abbiamo, piuttosto che a quello che ci manca, sarebbe davvero meglio.

Così ci si ritrova a ragionare su un film di quelli semplici-semplici. Uno di quelli che in quanto a piattezza di contenuti concorre assieme a tutto un collage di commediole statunitensi adolescenziali. Però, credo, chi sa ragionare, ci ragiona pure su. Tautologicamente detto.
Essere banali, "mercificati", ricchi ed edonisti contro l'essere interiormente benestanti ma cessi. Un'altra contrapposizione, solo che questa non mi sembra altrettanto efficace. Non è vera, non esiste. E infatti la soluzione non può essere che una smaccata perdita per entrambi. Lei sceglie di essere felice "come lui la vuole". Lui fa finta di aver studiato. Sono felici? Banali ma felici? Chi lo sa, alla fine è solo finzione.
Perchè lì chi ragiona e pensa e ha un cuore sembra solo essere infelice.

Ma davvero, per pensare bisogna sul serio essere infelici?





Almeno quando c'è il sole io sorrido.
Giada, oggi c'è il sole, te ne sei accorta?

giovedì 3 aprile 2008

Le note e la notte


Le note e la notte. Nel mio limbo fatto di oscurità una melodia ripetuta in se stessa come io ripeto i miei pensieri sparsi. Domando al buio e rispondono suoni di un mondo mio. La senti la natura dentro? I prati e i cieli. La passione e la purezza. Il mondo in cui vorrei essere ora. Dove non esistono le complicazioni di una mente preoccupata, dove essere al grado zero.
Annullata alla me stessa più basilare.
The last night in Doolin.




specchio di pioggia e asfalto
oggi il mio viso è più leggero
senza pianto
solo acqua e cielo

mercoledì 2 aprile 2008

Passati di verdure

..."When love breaks down", "How can you mend a broken heart", "She's gone", "I just don't know what to do with myself" e....alcune di queste canzoni le ho ascoltate in media una volta alla settimana, da quando avevo sedici, o diciannove, o ventun anni, a oggi. Questo come potrebbe non lasciare un segno? Come potrebbe non trasformarti nel genere di persona destinata ad andare in pezzi quando il primo amore se ne va? Cosa è venuto prima, la musica o la sofferenza? Ascoltavo la musica perchè soffrivo? O soffrivo perchè ascoltavo la musica? Sono tutti quei dischi che ci fanno diventare malinconici?

(Nick Hornby, "Alta fedeltà")

A volte mi capita di pensare che certi miei stati d'animo siano provocati, piuttosto che rispecchiati, dalla musica che ascolto. A volte un qualunque oggetto riproduttore di suoni sotto effetto shuffle/random mi propone una canzone che dice esattamente quello che sto pensando. Ma davvero lo pensavo prima? O ho cominciato a pensarlo quando ho riascoltato casualmente il testo di un brano che conosco a memoria ma che non stavo calcolando?
Sono i misteri dei nuovi mezzi di riproduzione musicale. Grazie al random si affacciano alle cervella testi vecchi e nuovi, ascoltati male o bene, ora o domani. O ieri.
Una canzone torna sempre utile; magari prima la ami, ma non è ancora entrata a diritto nella tua vita quotidiana. Poi il tuo cuore va in pezzi, e lei è lì ad aspettarti. Per me è stata "Can't be with you"; ora, quando l'ascolto, non posso fare a meno di sorridere pensando a come quelle parole si siano ordinate in fila fino a giungere ad un senso compiuto, e completo.
Passati. Ricordi di quando scrivevo qui per le prime volte. Ed era già maggio, ed erano passati tanti mesi, ed ancora invece sentivo l'urgenza di dire "Quelle canzoni dicono quello che voglio dire io! Sono da ascoltare! Per favore, ascoltatele! Per favore, ascoltale TU".
Ma mai che sia successo - credo. E poi ora che importa? I passati a volte e per qualcuno sono presenti, ma per altri sono solo passati. Ricordi che seppur ricordati, in quanto ricordi non hanno atti-nenze con l'adesso. E chi può saperlo se in altre teste non è così? Quando si passa al presente davvero? Quando certe assenze sono sincere?
Passati di verdure
Passati delle persone
Passati ad altre cose
Passare un traguardo
Passi in avanti

(Confide in me, tell your story)
Are you terrified to fail?