mercoledì 26 settembre 2012

Le donne che leggono sono pericolose




Cose da fare quando sei costretto sul divano per un piede rotto. Mi decido per cose palesemente oziose: recuperare tre stagioni di Fringe, leggere tutta la saga delle Cinquanta sfumature, iniziare quella di Millennium. Dove 3 è sempre il numero perfetto.

Meno perfette, le presentazioni editoriali nascoste sul retro o sulle fascette, su cui lo sguardo si ferma quando indugia fra un pagina e l'altra:
1.
"Cinquanta sfumature è il romanzo erotico che ha elettrizzato tutte le donne d'America: hanno diffuso il verbo su Facebook, in palestra, a casa, con le amiche, con i mariti..." (New York Times)
2.
"500.000 copie. Un fenomeno editoriale unico, un best seller alla Codice da Vinci o Harry Potter tutto basato sul passaparola" (Stefano Montefiori, Corriere della Sera).

Passi la prima, sapevo in cosa mi stavo cacciando: un harmony dei nostri tempi, descritto in maniera  convincente dal quotidiano di NY, ma che lascia intravedere la sua bava lumacosa sul fenomeno. Si potrebbe facilmente tradurre con "libretto per donne qualunque che hanno bisogno di storie piccanti". E la lettura lo conferma.
Poi però si torna indietro al 2008, anno della tredicesima (!!) edizione italiana di Uomini che odiano le donne. E il dubbio viene.
Così si promuove l'editoria? Il passaparola come valore? E l'opera d'arte che fine fa?

Ovvio, i dati numerici sono più parlanti. I confronti rendono chiaro lo scenario. Forse anche nell'Ottocento ci si scambiava il libro di Mary Shelley perché faceva scalpore. I romanzi venivano demonizzati perché facevano venire strane fantasie in testa alle donne. Le donne che leggono sono pericolose.

Eppure alla fine mi chiedo: perché sto leggendo questo libro? Me l'hanno consigliato. Allora ha più valore un'amica o due rispetto ad un critico, che dovrebbe sapere quello che dice? Nell'epoca di Anobii, probabilmente sì. Ma fa comunque molta paura vedere la logica del commercio che non riesce a trovare altri appigli che non il fenomeno.
E probabilmente sarà una questione su cui ben altri studiosi e semiologi han detto e ridetto - questa è solo un'altra opinione.

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