venerdì 16 gennaio 2009

Finire fuori dal bordo


Non è folk. Precisiamolo. Restiamo a ciò che suggerisce la copertina. Vediamo mostri colorati degli schizzi più cruenti su sfondo bianco come foglio di bambino dalle fantasie più crude. Non pensiamo a campi, strade americane al tramonto, a tradizioni canadesi. Anche se dalla Terra dell’Acero si muove, sa già che la sua stanzetta in cui registrava i primi nastri è troppo stretta. Quindi partendosene via coi suoi schizzi per copertine e video, il buon Chad tenta di svirgolare da tutto quello che ormai è pesantemente indie canadese. O folk americano. Inserisce dei pezzettini di elettronica, noise, impazzisce un pochettino (mica tanto), cambia il ritmo per darsi un tono. Però non è saggio cambiare la voce, l’atteggiamento lirico di fondo, e così ci si àncora a tutto quello che già c’è, buttiamo lì Flaming Lips e Arcade Fire ma l’elenco potrebbe essere molto più lungo, quasi infinito. Questa parte non ci interessa. Può essere un bel punto di partenza, l’inizio della riflessione, ma il momento cruciale si sviluppa più avanti sulle tracce più pazze e scatenate, perchè è lì nel passaggio che si coglie uno sbandamento capace di agitare e solleticare. E’ giusto sporcarsi. Contaminarsi. Forse c’è, in Canada, un foglio intonso e bello candido, ma il tratto dei pennarelli di un bambino che conosce il mondo finisce molto spesso fuori dai bordi.