mercoledì 4 febbraio 2009

Finire il nostro ascolto



Mivengono in mente il vinile e la cassetta. Quando non si poteva andare avanti o indietro se non con immensa fatica. Mi viene in mente la libreria virtuale sul mio computer, dove una canzone è un mucchietto di byte facilmente trasferibile ai miei migliori amici. E se cerco il modo di collegare questi due pensieri, trovo lì pronto questo disco di Duncan Lloyd. Non me ne ero dimenticata, visto che è uscito nel 2008. Ma ad oggi mi risulta sempre più inascoltabile. Non nel senso musicale, ma "fruivitivo". 100 TRACCE! 10 tracce a canzone. 15 secondi per traccia. Non so se rendo l'idea. Il mio lettore cd salta ogni 15 secondi.
E' a questo che ci ha portato il mondo digitale? Per paura di copie biricchine si scovano tali escamotage? Siamo proprio messi male. Va bene, facciamo questo sforzo. Prima tracci(n)a, primo riff di chitarra. Mi sembra tutto uguale, ma forse è perchè ogni 15 secondi questo riff si ripete, secondo variazioni, canzone per canzone. Duncan Lloyd ha trovato qualcosa che sapeva fare bene e gli piaceva, e l'ha ripetuto a manetta fino all'ultima nota.Il buon chitarrista Maxïmo Park (unico motivo per comprarlo, secondo il bollino rosso appiccicato sopra) si cimenta in un genere diverso dalla sua solita band, infischiandosene di quella bella Our Velocity o di tirare avanti la carretta che non sta più producendo meraviglie come all'inizio. Cambia faccia e si butta su un genere molto più '70s, vintage, direi quasi canzonettistico. La chitarra, manco a farlo apposta, è la protagonista, è spigolosa e non ne vuole sapere di starsene da parte.
Ora vado ad ascoltare le tracce su YouTube: ecco dove è finito il nostro ascolto.