venerdì 20 aprile 2012

Solo un'altra Polly


Questo è un bel ritorno, Amanda con la sua nuova Grand Theft Orchestra. Nulla di stravolgente, solo l'ennesima cover dei Nirvana. Eppure. Sarà (solo) l'accoppiata audio/video che mi smuove. Sono comunque piacevolissime sorprese.
Le si trova anche per il Record Store Day.


lunedì 2 aprile 2012

L'ottimismo dei classici



Leggere i classici serve eccome. Anche davanti ad un cartone (o anime, che fa più nerd e meno infanzia) cuccioloso come Il cuore di Cosette, traduzione italiana immancabilmente infantile de I miserabili: la giovane Cosette. Già, I miserabili di Victor Hugo. Quel mattone capace di spaventare orde di studenti. Quel libro fantastico che mi ha fatto adorare uno scrittore capace di avvincerti con 100 pagine sulle fogne di Parigi. Il piacere è stato istantaneo.

Si parlava a tempo perso del nuovo cartone su Italia Uno la mattina presto: l'ennesima orfanella maltrattata dai genitori adottivi e dalle sorellastre, che però guarda sempre con un sorriso e del sano ottimismo alla vita. Anche quando la bastonano (cit. marnie). Disegni attuali, e solo un fugace ricordo agli intrattenimenti di quando eravamo bambini.
Poi si scopre che uno dei personaggi è Jean Valjean: link diretto al file, interesse spedito alla vicenda. Chi è Cosette? Perché è protagonista? Sarà davvero quella vecchia storia, ad essere raccontata?

Ebbene sì. Tralasciamo gli amichetti della bambina, il linguaggio stupidamente pomposo, gli episodi alla Lovely Sara, il cane gigante alla Belle et Sébastien. Il punto di vista è ribaltato, non si parla di Jean ma di Cosette. E sapete cosa? Ha perfettamente senso. Corro a ripassare l'intreccio, cerco di ricordare, ed ecco che il fil rouge di tutto il racconto è l'orfanella sventurata: grande merito agli sceneggiatori.



E poi c'è questa immagine: primo episodio, finale. A Cosette, 4 anni, viene data una scopa enorme per ramazzare. Altro che Cenerentola, il passaggio è scarno e veloce, e non lascia il tempo di piangere una sola lacrima, anche se è così brusco che ne percepisci l'orrore. Corri allora a cercare su Wikipedia, ed ecco l'immagine corrispondente, quella già famosa di Ѐmile Bayard. Stupefacente. E' come se ciò che guardiamo oggi, con occhi abituati a stupide storie e riciclaggio dell'inutile, riacquistasse tutto il suo senso: le immagini si parlano fra loro, i media si rincorrono, la nostra fantasia non si esaurisce mai.