venerdì 25 luglio 2008

....e 3....





Tokio Hotel.
La Fee.
Nevada Tan.

Non so come prendere la notizia. Forse ribatterei a coloro che: "il tedesco è una lingua non-musicale". Ma loro risponderebbero che questi prodotti non è che siano così decenti.
E però. Fa impressione ascoltare distrattamente Allmusic e ritrovarsi a canticchiare..."vooorbeeei"....


P.S. Le ragazzine che vogliono impressionare i Tokio Hotel con citazioni in tedesco, perlomeno si assicurino di:
- capire quello che stanno scrivendo
- scriverlo giusto!

venerdì 11 luglio 2008

How soon is the nicest thing?




Capita che io mi fissi con una canzone. Non so se è il testo, la musica, o che, ad attirarmi.
Di solito è una canzone che conosco già bene. Non la calcolo troppo, finchè poi non arriva quel giorno particolare, preciso, per cui lei è perfetta.
E' il testo che mi cattura, credo, il momento in cui mi capita di sentirlo veramente. Non posso fare a meno di riascoltarlo all'infinito, ancora e ancora, e torno ai cari vecchi tempi da adolescente, quando facevo cassette con una sola canzone ripetuta all'infinito (chissà se quella con Lemon Tree è stata sfasciata dal troppo nervosismo di chi la ascoltava...).

Divento dipendente. Una sola volta non basta, il circolo della narrazione di quei 3 o 4 minuti è troppo poco perchè il mio ascoltatore interiore ne venga soddisfatto. Dovrebbe essere una sinfonia in 9 o 10 movimenti. Ma deve rimanere così com'è.
E allora via, un'altra volta, un altro ascolto, sperando di non perdere e invece di recuperare la magia e la meraviglia che ho provato quando mi ha colpita per la prima volta. E così la cito ovunque, sperando che ogni giorno risalti come se fosse il primo.

Ma non è detto che ciò che a me appare ovvio lo sia in ugual misura anche per altri. Ciò che un brano significa per te, può essere distorto da orecchie ben distanti. O sorde. O mute.




Domanda agli esperti QUOGologhi


Citare. Quotare. Estrapolare.
Si pone però un dilemma: la selezione operata, che valore ha?

Mi spiego. Se scovo una canzone che mi stimola, posso decidere di citarla in ben tre modi:

- Scelgo una singola frase che raccoglie tutto ciò che voglio dire perchè racchiude in poche parole il mio pensiero. Non c'è bisogno di altro: eccolo lì, il mio prezioso aforisma.
- Scelgo solo certe frasi eliminando quelle che non si attengono al mio pensiero. Soprattutto in una canzone o in una poesia, certi periodi esulano dalle parole che mi servono o vanno in conflitto con il mio personale percorso emotivo.
- Scelgo alcune frasi eliminando quelle che direbbero troppo, che sarebbero troppo dirette rispetto al pensiero mascherato che voglio mettere in atto. Dopotutto, se avessi parole mie molto più esplicite le userei senza remore, senza bisogno di nascondermi dietro ad altrui parabole.

Ecco, come capire quale delle tre operazioni il citazionista sta mettendo in atto?
La citazione è un riferimento nascosto al testo che NON C'E', la punta dell'iceberg, l'indizio, la Presenza contro la Allusione, o invece più semplicemente dobbiamo fermarci a ciò che vediamo ignorando il contesto? Rimanere come uomini platonici incatenati davanti alla parete di una grotta fermandoci ad osservare le ombre prendendole per verità?
E chi non ha capito l'ultimio mio riferimento, come fa a capirmi?

Ecco...Citare è semplicemente portare delle maschere.
Ma per quanto divertente il gioco si presenti ai miei occhi, prima o poi il Carnevale deve lasciare il posto alla quot(e)idianità.