venerdì 25 luglio 2014

Da Patti Smith a Irene Cara





Il post dovrebbe partire dai C.S.I. Non li conosco abbastanza da metterli in un titolo, ma questo è merito loro, della serata di "ex-CSI" con Angela Baraldi alla voce. Voce e movenze che ricordavano una Patti italiana fatta di poesie, musica e rivoluzione. Vagava purtroppo nell'aria la nostalgia canaglia di tempi che furono, quando le chitarre erano armi, e le parole muovevano il pubblico emiliano. I partigiani, adesso, sono solo un ricordo di due generazioni fa, e le paranoie della provincia (che non sembra la nostra, di un pubblico al limitare del milanese) sono difficili da svegliare. Suoni quantomai attuali, elettroniche e bassi potenti, intensi e pesanti, non solleveranno le masse. O chi è più giovane.

Davanti a me, tre ragazzi. Sto diventando indisponente e vecchia, credo. Il primo cantava a squarciagola, e lo riversava tutto urlando ai suoi compagni nelle orecchie, perfino i singoli riff. Si sporgeva, si dondolava, aggressivo, cercando risposta. Il secondo, sopracciglia appena rifatte dall'estetista e sigaretta elettronica sbuffante, gli sorrideva tirato cercando di rassicurarlo, e chissà cosa riusciva a cogliere della poesia del momento. Il terzo veniva come sballottato fra i due, cercando di entrare nella dinamica, ma essendo venuto lì, in fondo, solo per far casino. Alla prima occasione è andato a farsi una birra.
In cosa avranno creduto, ieri sera? Nella possibilità di un domani migliore? O nelle meravigliose proprietà galvanizzanti della birra?

A corredo, Giorgio Canali che ricorda ben quattro volte di comprare qualcosa al banchetto. Alla prima è simpatico: "ci sono dei dischi di merda e delle magliette di merda: fateci campare". Alla seconda il gioco comincia a incrinarsi: il concerto non è concluso e siamo qui per la musica, santo cielo. Alla terza lo compatisci un po', anche perchè punta sui "quattro pensionati che sono qui sul palco stasera". Alla quarta glielo prometti giusto per farlo stare zitto.

I quattro pensionati, va detto, si salvano alla mezzanotte: le casse vengono spente, l'ultimo pezzo è improvvisato fuori scaletta, eppure loro continuano a suonare. Niente di che, ma il gusto leggero è quello di una piccolissima contestazione.

Ho pensato a Patti Smith, dicevo. Me la ricordava la cantante, e me l'hanno ricordata suoni e parole e liturgie. Ho ripreso mentalmente il suo libro Just Kids. Memorie di una New York squattrinata, dove un piccolo oggetto era una conquista. Un libro era un talismano. Con una nuova camicia impersonavi chiunque. Da una penna indiana scaturiva una poesia. Morivi di fame, ma trovavi il modo di fare musica.

Take your passion, make it happen.

Per me è ovvio, è un mantra. Eppure di questi tempi è così difficile...
Ti dicono che ce la farai, che basta insistere. Lo dice chi c'è riuscito, ma no, non è vero che sia possibile per tutti solo perchè è riuscito a te.
E così continuo a ripeterlo per me e per chi ho vicino: continua e insisti, fai in modo che accada. In this world made of steel, made of stone. Lo so. Ma sono sicura che ce la farai.







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